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La regola è sempre quella e vale anche per la qualità: più se ne parla e meno se ne fa. E in Italia ne abbiamo parlato sempre tantissimo…

La nuova ISO 9001:2015 ha fatto parlare di se già da molto tempo prima della sua emissione. E già da allora, in molti ne avevano colto il senso, trovato le giuste interpretazioni, e la soluzione per garantire la conformità dei sistemi qualità delle imprese ai nuovi requisiti.

Dalla data di emissione ci si è scatenati ancora di più. In particolare l’interpretazione dominante è quella in base al quale la nuova norma dà enfasi a qualunque servizio debba vendere. Devo vendere un corso di Risk Management? Bene allora la nuova norma dà enfasi al Risk Management. Devo vendere un corso di approfondimento sulla gestione dei processi? E allora la nuova norma dà enfasi all’approccio per processi.

Ritengo che, ferma restando la legittimità di ogni azione commerciale adottata (compresa quelle della True Link), ritengo doveroso ristabilire delle verità che si tendono a “sfumare” per esigenze di comunicazione commerciale.

Qui di seguito illustro alcune delle topiche più clamorose che mi è capitato di leggere qua e là in merito alla nuova ISO 9001:2015

1)     “La nuova norma dà enfasi all’approccio per processi”: FALSO

L’approccio per processi fu introdotto con la famosa e rivoluzionaria per allora ISO 9001:2000, da allora è stato il caposaldo su cui si è fondata l’architettura di ogni sistema qualità. La nuova ISO 9001:2015 non fa altro che ribadire il ruolo critico assunto da una adeguata identificazione e gestione dei processi aziendali.

2)     “La ISO 9001:2015 presta maggiore attenzione al miglioramento”: FALSO

Il concetto di miglioramento continuo ci fa compagnia almeno dalla ISO 9001:94; forse anche prima, ma non ho abbastanza anni di esperienza per averlo sperimentato. Ricordo ancora con un sorriso le ingenue dissertazioni filosofiche nel passaggio alla ISO 9001:94 alla ISO 9001:2000, sui termini “Miglioramento continuo” (continuous improvement) e “miglioramento continuativo” (continual improvement). Per quanto fossero capziose e puramente teoriche, certe dissertazioni denotavano un’attenzione alla norma che l’approccio degli anni a seguire, tanto pratico da far dimenticare a tutti, ODC inclusi, il rispetto di alcuni requisiti, mi hanno fatto rimpiangere.

3)     “La ISO 9001:2015 presuppone lo sviluppo di un modello di Risk Management”: FALSO

La nuova norma introduce il “Risk-Based thinking”, tradotto letteralmente “Pensiero basato sul rischio”: il vero pastrocchio dell’ISO/TC 176,  per il quale aspettiamo con ansia linee guida ufficiali e delucidazioni in merito. Per quanto mi sia sforzato di rovesciare come un calzino la norma, in nessun punto ne è richiesta una informazione documentata. Questo significa che un auditor deve verificarne la presenza attraverso strumenti di verifica alternativi alla documentazione, e la sua assenza non rappresenta di per sé una non conformità. La verifica andrà fatta ad esempio parlando con i Manager, Amministratori o Titolari di impresa. Il Risk Management e il riferimento alla ISO 31000 sono inseriti nelle note e indicati come una opportunità. Tutti stanno proponendo moduli di Risk Management, o addirittura Enterprise Risk Management (e relativi framework C.O.S.O.), una disciplina estremamente complessa ed estremamente difficile da implementare. Un modulo di Risk Management (e non di Risk-Based Thinking) ha senso per aziende con altri sistemi di gestione certificati che possono trarre beneficio dalla presenza di un unico modello di valutazione.

4)     “La ISO 9001:2015 spinge verso la digitalizzazione dei sistemi”: FALSO

Mi piacerebbe che non fosse così, per ovvi interessi commerciali, ma ognuno è libero di gestire la propria documentazione di sistema su supporti cartacei. Certo, se gestione informatizzata dei documenti significa salvare dei documenti in Word ed Excel su di un server a cui tutti hanno accesso e sono liberi di modificare, cancellare, e spostare files, senza essere in grado di individuarne l’autore, chi ne ha aggiornato l’ultima versione, chi l’ha approvata, ecc., beh, allora la gestione cartacea tradizionale copre in maniera più efficace i requisiti. Ciò non toglie che i software per la gestione dei Sistemi Certificati (tra cui il nostro Integra) rappresentano la vera opportunità di crescita delle imprese. Già ne sentivo l’esigenza nel lontano 1998, nel 2000 ho iniziato con la distribuzione di applicativi ai miei clienti (insieme alla consulenza), e oggi ne ho fatto il mio business. Non per tutti è in grado di portare benefici: ma di questo parleremo nel prossimo post.

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