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Per la serie: tutto quello che devi sapere sulla certificazione e nessuno ti dirà mai… quantomeno prima della firma del contratto di consulenza o di certificazione.

Non sempre le logiche del marketing e della vendita dei servizi di certificazione rispecchiano in pieno lo spirito di una norma nata per le imprese con l’obiettivo di far crescere qualità di prodotti e servizi, competitività e soddisfazione del cliente. Per uscire dalle contraddizioni e inefficienze del sistema autoreferenziale delle certificazioni è fondamentale che l’impresa acquisisca delle consapevolezze sul passo che sta per compiere.

In primo luogo è opportuno un distinguo.

Hai deciso di prendere il certificato solo per ampliare la possibilità di partecipazione a gare d’appalto? O per l’imposizione del tuo più grosso cliente, che devi assecondare per non perdere la fetta più grossa del tuo fatturato? Senza queste imposizioni non avresti mai pensato minimamente di avvicinarti ad una certificazione perché, come ti hanno detto molti, sono inutile burocrazia cartacea a prezzo altissimo? Sì? Allora il resto del post non è per te. Non è colpa tua, una ISO 9001 non è per tutti anche se l’hanno fatta diventare tale. A volte le scelte del legislatore o dei committenti sono demenziali: penso al padroncino (ditta individuale, senza dipendenti), una sorta di “one-man band” addetto ai trasporti interni di merce tra i vari magazzini del suo unico committente multinazionale che gli ha imposto la certificazione ISO 9001 e per campare si è dovuto adeguare (immagina con quale entusiasmo). O il titolare della piccola impresa di costruzioni che è al tempo stesso imprenditore, manovale e carpentiere, con scolarizzazione quasi nulla, sudato e impolverato, a cui bisogna spiegare i concetti di piano della qualità, controllo qualità, pianificazione strategica, miglioramento, ecc. Troverai il consulente che costerà pochissimo, e ti offrirà ancora meno di quanto costerà; lo stesso dicasi per l’organismo di certificazione. Una certificazione ISO 9001 non si nega a nessuno, pagherai un balzello annuale all’ODC per l’audit e al consulente (per quanto sottopagato, sarà sempre troppo in funzione del valore aggiunto nullo apportato) che verrà a mettere a posto carte di cui ignorerai l’esistenza, poco prima della sorveglianza o rinnovo. Non migliorerai in nulla ma dovresti restare in vita ugualmente, con un certificato di qualità senza mai aver fatto della vera qualità. Il mercato te lo consentirà. E andrai a far parte della moltitudine di soggetti che alimenteranno la fama di ISO 9001 come inutile burocrazia.

Bene, ora che siamo rimasti in pochi, possiamo andare avanti.

Indipendentemente dalle motivazioni che ti hanno spinto alla certificazione, ritieni che sia una buona occasione per riprendere in mano la tua azienda, per fare tutti quegli interventi che hai sempre rimandato nel tempo, per fare quel salto che ritieni necessario migliorare il controllo della complessità crescente della tua azienda? Sì? E allora devi sapere alcune cose:

  • Diffida di chi si offre di implementare un sistema di gestione in poco tempo e a basso costo. Chi poco chiede, nulla offre. Il tempo è un elemento fondamentale per l’assimilazione di procedure, registrazioni e nuovi adempimenti.
  • Abbi una mente aperta. Se hai sempre fatto una cosa in un modo, non vuol dire che sia il modo corretto.
  • Non avere come obiettivo il superamento della verifica ISO 9001, oggi una certificazione ISO non si nega a nessuno. Pensa nel lungo periodo, anche in termini di innovazioni nei processi;
  • Partecipa per quanto possibile all’implementazione del sistema qualità. Poniti criticamente, e pensa a soluzioni per renderlo più snello anche attraverso strumenti informatici di pianificazione e controllo, di elaborazione dei dati, e digitalizzazione della gestione documentale;
  • Partecipa attivamente alle attività di sensibilizzazione del personale;
  • Rendi la tua azienda autonoma, sviluppando le adeguate conoscenze e competenze di figure interne di riferimento. Evita di ricorrere al consulente per “mettere a posto le carte” (soldi buttati), piuttosto utilizzalo per l’esecuzione sistematica (almeno semestrale) di audit interni per individuare i punti di debolezza e le relative attività di miglioramento;
  • L’attività di sviluppo del sistema non termina con l’ottenimento della prima certificazione. È solo il punto di partenza; pensa continuamente a come innovarlo e migliorarlo, in questo troverai uno stimolo in un buon ODC;
  • Nella scelta dell’Organismo di Certificazione, ascolta il consulente ma fino ad un certo punto; non sempre le relazioni tra di loro sono improntate alla perfetta deontologia professionale. Anche qui il prezzo non è importante, ma la serietà. Chiedi più preventivi e fai le tue valutazioni.
  • Pretendi un auditor pignolo e preparato, e che si trattenga per tutto il tempo contrattualmente previsto, piuttosto che uno troppo accomodante e che ha la tendenza ad abbreviare l’audit. Questo a costo di ricevere non conformità od osservazioni non sempre pertinenti. È un momento di crescita imprescindibile, da sfruttare al massimo;

Al termine del triennio, fai le tue valutazioni. Se sei insoddisfatto, e non ti è strettamente indispensabile per vivere, abbandona la certificazione.